venerdì 6 marzo 2015

IDEAL STANDARD E LUCCHINI

FRIULI VENEZIA GIULIA
IDEAL STANDARD
Numero di lavoratori: 1.750
Lavoratori a rischio: 500
In tutti gli stabilimenti della Ideal Standard a Brescia, Orcenico e Trichiana, i dipendenti sono in contratto di solidarietà scaduto a fine 2011. Nessuno dei lavoratori è stato licenziato. Non c’è ancora un accordo con le parti sociali sul futuro dell’azienda.
FRIULI VENEZIA GIULIA
LUCCHINI / SEVERSTAL
Numero di lavoratori: 2.800
Lavoratori a rischio: 500
La vicenda della Lucchini, dal marzo 2010 di completa proprietà della Severstal, è una storia unica nel panorama delle crisi italiane. Alexei Mordashov, rampante magnate russo alla guida della Severstal, e quindi padrone della Lucchini, ha dichiarato all’inizio dell’anno di voler uscire dall’Italia, ovvero chiudere gli stabilimenti e la produzione nella penisola poco dopo averne comprato gli asset. Sulla sede italiana grava infatti un debito da 700 milioni di euro, che impedisce l’accesso alla liquidità necessaria per comprare le materie prime e sviluppare la produzione. In un accordo firmato presso il tavolo aperto al Ministero dello sviluppo nel luglio di quest’anno, le banche si impegnavano a congelare il debito e a immettere nuova liquidità finanziaria nell’azienda a fronte della vendita di uno stabilimento e di alcune centrali idroelettriche in Francia. Per l’acquisizione dello stabilimento si era presentato un fondo, fondo Apollo, mentre alle centrali erano interessate delle società svizzere. Il governo francese ha però bloccato la vendita, facendo saltare il tavolo, perché voleva che stabilimento e centrali fossero venduti a una sola società. Poche settimane fa, alla conferma dell’interesse del fondo Apollo per entrambi gli asset in vendita, le banche hanno concordato con l’azienda un nuovo percorso di credito, che dovrà essere varato a breve dopo l’approvazione del tribunale. A quel punto la Lucchini/Severstal avrebbe la liquidità necessaria per riprendere la produzione a pieno ritmo. I più di 2000 lavoratori della società sono tutti al lavoro. Gli stipendi sono stati sempre pagati, ma l’azienda è esposta per oltre 110 milioni di euro verso le ditte che avevano degli appalti con la Lucchini. Inoltre, i lavoratori restano in fibrillazione, perché anche se con questo accordo l’azienda potrebbe riprendere a lavorare al massimo delle potenzialità (cosa che ora non avviene), la minaccia di Mordashov di lasciare l’Italia rimane sospesa. In crisi è soprattutto lo stabilimento di Piombino, cuore dell’azienda, con 2220 lavoratori e un indotto di migliaia di persone, fra lavoratori portuali e e piccole imprese del territorio. Lo stabilimento necessita infatti di importanti investimenti strutturali per poter lavorare a regime. In particolare l’altoforno andrà a fine campagna (ovvero non potrà più essere utilizzato) nel 2013. La mancanza di interesse nel provvedere alla ristrutturazione preoccupa così gli operai. Per questo il tavolo con il ministero, convocato a luglio l’ultima volta, resterà ancora aperto.
1.50

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