giovedì 9 maggio 2013

AIR ONE TECHINCH


BB
Numero di lavoratori: 80
Lavoratori a rischio: 80
VERTENZA CHIUSA
ABRUZZO
AIR ONE TECHNICH
Numero di lavoratori: 60
Lavoratori a rischio: 60
Dopo la chiusura dello stabilimento, seguita alle ristrutturazioni dovute all’accordo che ha visto nascere la nuova Alitalia con l’accorpamento di Air One, ai 60 lavoratori è stata garantita la cassa integrazione per sette anni come previsto per gli esuberi Alitalia. Intanto una cordata di imprenditori abruzzesi avrebbe dato la disponibilità a rilevare l’impresa. A bloccare l’iniziativa c’è però un contenzioso legato agli hangar dell’aeroporto di Pescara, che i nuovi imprenditori vorrebbero utilizzare ma che Alitalia, secondo la Fiom, non ha intenzione di liberare e per i quali continua a pagare un affitto di 80mila euro all’anno.
ABRUZZO
BIANCHI VENDING GROUP
Numero di lavoratori: 300
Lavoratori a rischio: 70
Il tavolo attivo al ministero riguarda uno solo dei due stabilimenti dell’azienda, quello di Città Sant’Angelo in Abruzzo, di cui è stata decisa la chiusura. I 74 lavoratori del sito sono stati collocati in cassa integrazione
ABRUZZO
CERAMICHE SABA
Numero di lavoratori: 70
Lavoratori a rischio: 70
L’azienda, attiva nella produzione delle piastrelle di ceramica, ha cessato l’attività nel 2008. Dopo oltre due anni di cassa integrazione, a luglio 2011 per 70 lavoratori è stata avviata la procedura di mobilità. Il tavolo resta aperto per verificare un eventuale interesse alla riconversione del sito, ipotesi che al momento però sembra molto improbabile.
ABRUZZO
MICRON / NUMONIX
Numero di lavoratori: 4.000
Lavoratori a rischio: 0
Mycron, una multinazionale con sede negli Stati Uniti, ha acquisito la Numonix un anno e mezzo fa. Ora gli 800 dipendenti dello stabilimento di Agrate, i 3000 di Avezzano e i 300 lavoratori situati a Catania stanno aspettando che l’azienda dimostri di seguire gli impegni occupazionali assunti nell’accordo di programma.
ABRUZZO
PIERBURG
Numero di lavoratori: 200
Lavoratori a rischio: 40
Nel marzo 2011 è stato sottoscritto l’accordo con l’azienda scongiurando la chiusura dell’impianto. Il piano di rilancio prevede temporaneamente l’utilizzo della cassa integrazione straordinaria per affrontare il momentaneo calo delle commese, una progressiva riduzione del numero dei dipendenti e una parziale modifica del ruolo e il tipo di produzione da parte dell’impianto.
ABRUZZO
RITEL
Numero di lavoratori: 350
Lavoratori a rischio: 100
I lavoratori della Ritel sono da nove mesi in cassa integrazione straordinaria. La società è in liquidazione. Si è presentato un nuovo imprenditore che si è impegnato a chiudere un accordo. La posizione dei sindacati è che vengano riassorbiti nel nuovo gruppo tutti i 200 dipendenti dello stabilimento.
ABRUZZO
SITINDUSTRIE
Numero di lavoratori: 80
Lavoratori a rischio: 80
L’azienda è ferma ormai da tre anni. Agli ottanta lavoratori è stata appena prorogata la cassa integrazione fino a giugno 2012. Il tavolo al ministero resta aperto per verificare l’eventuale interessamento di imprese intenzionate a subentrare. Fino ad ora non ci sono però sul tavolo offerte concrete.
ABRUZZO
VIBAC
Numero di lavoratori: 140
Lavoratori a rischio: 140
Il 19 maggio l’azienda, che si occupa principalmente della lavorazione di film di polipropilene, ha sottoscritto un accordo che prevede il prolungamento della cassa integrazione fino a fine 2011, la ripresa dell’attività a gennaio 2012 grazie ad un nuovo investimento e un reimpiego di 100 dei 140 dipendenti. Il tavolo resta aperto per la verifica della realizzazione dell’accordo.
BASILICATA
FIREMA
Numero di lavoratori: 600
Lavoratori a rischio: 600
Azienda attiva nella costruzione di convogli ferroviari per il trasporto locale, in amministrazione straordinaria. Nello stabilimento di Tito Scalo, in provincia di Potenza, un centinaio di dipendenti hanno ottenuto a settembre 2011 il rinnovo della cassa integrazione, scaduta a luglio, concessa nei mesi precedenti anche ai 500 dipendenti impiegati a Caserta. Come nel caso di Irisbus, il drastico calo della produzione è dovuto al taglio agli enti locali. Tra le ipotesi al vaglio l’interessamento di Ansaldo.
BASILICATA
NICOLETTI
Numero di lavoratori: 600
Lavoratori a rischio: 600
La Nicoletti è un’azienda di mobili che fa parte del distretto industriale dell’arredamento fra Puglia e Basilicata, un’area che anni fa era considera una delle zone più produttive d’Europa e oggi impiega meno di 5000 addetti. La Nicoletti è ormai sull’orlo del fallimento, anche a causa della spietata concorrenza cinese che sta conquistando la zona. Ci sono 400 dipendenti in cassa integrazione straordinaria che scadrà fra otto mesi. L’azienda è in concordato preventivo e lavora a ranghi ristretti. Secondo l’accordo di programma aperto con il ministero dello sviluppo gli ammortizzatori sociali sono stati rinnovati, ma manca ancora un piano di sviluppo per l’area nel suo insieme.
BASILICATA
PFIZER
Numero di lavoratori: 40
Lavoratori a rischio: 40
La multinazionale americana ha iniziato cinque anni fa un significativo processo di riorganizzazione. L’ultimo capitolo riguarda il centro di ricerche tossicologiche di Catania, venduto a una società che si occupa di protesi ortopediche che ha rilevato 70 dei 150 dipendenti. Intanto però l’azienda ha annunciato, nell’ambito di un piano europeo di ridimensionamento del proprio organico, la messa in mobilità di 181 informatori scientifici lungo tutto il territorio nazionale.
BASILICATA
TI AUTOMOTIVE GROUP
Numero di lavoratori: 300
Lavoratori a rischio: 50
L'accordo di programma è stato firmato al ministero dello Sviluppo Economico nel febbraio 2011. Ora ci sono 50 persone in cassa integrazione a zero ore, su un organico di 270 persone al momento dell'accordo. Nel frattempo una decina di dipendenti è entrata in mobilità e un reparto è stato spostato a Brindisi. Il reparto di System lavora al 100%. Tutti gli investimenti prospettati nell'accordo di programma sono stati effettuati. Con i macchinari nuovi, ora l'azienda spera di poter contare su una ripresa del mercato. Per quanto riguarda la produzione del tubo, la produzione tiene: con stabilimenti in Germania, Francia e Italia la Ti Automotive esporta in tutto il mondo. Per il System invece è più difficile: il committente unico è Fiat. La produzione si potrebbe però ampliare producendo i sistemi anche per i tubi prodotti da Fiat in Polonia e Turchia.
BASILICATA
VIBAC
Numero di lavoratori: 140
Lavoratori a rischio: 140
Il 19 maggio l’azienda, che si occupa principalmente della lavorazione di film di polipropilene, ha sottoscritto un accordo che prevede il prolungamento della cassa integrazione fino a fine 2011, la ripresa dell’attività a gennaio 2012 grazie ad un nuovo investimento e un reimpiego di 100 dei 140 dipendenti. Il tavolo resta aperto per la verifica della realizzazione dell’accordo.
CALABRIA
AGILE ex Eutelia
Numero di lavoratori: 1.900
Lavoratori a rischio: 1.500
Sembrava non esserci via di uscita per i 2000 lavoratori Agile ex Eutelia, da diversi anni in cassa integrazione. A gennaio 2012 è stato però sottoscritto un accordo al ministero dello Sviluppo Economico che sancisce il passaggio dei lavoratori a TBS Group. Il piano prevede la riassunzione di 220 lavoratori nel 2012,di cui 13 a tempo indeterminato, 258 nel 2013 (a condizione che sia stato conseguito un fatturato minimo di 14,4 milioni di euro relativo all'area IT di Agile e che i pagamenti dei clienti non superino in media i 180 giorni) e nel e 358 nel 2014 (a condizione che sia stato conseguito un fatturato di 18,7 milioni di euro). L'accordo è ora al vaglio dei lavoratori che hanno l'ultima parola sul via libera definitivo.
CAMPANIA
ALCATEL LUCENT
Numero di lavoratori: 2.200
Lavoratori a rischio: 150
In questo momento, in Italia, il problema del gruppo Alcatel-Lucent è relativo ai centri di ricerca e sviluppo. In tutto il mondo Alcatel ne conta 19, ma i dirigenti hanno annunciato una riduzione su scala globale a 9/10 centri di ricerca al massimo. In Italia se ne trovano cinque, a Vimercate, Genova, Rieti, Battipaglia e Bari. Il centro di ricerca di Bari, grazie a una trattativa sindacale, è stato ceduto dal primo novembre a Exteris, una società che si propone di sviluppare software di alta fascia. Dei 32 dipendenti del centro di Bari, alcuni hanno scelto di rimanere nel gruppo Alcatel spostandosi a Vimercate, altri sono passati alla nuova società. Il passaggio sta avvenendo sotto il monitoraggio del ministero dello sviluppo. Nonostante il piano industriale di Exteris sia valido, infatti, la riconversione avverrà in almeno tre anni, e la fase è molto delicata. Negli altri centri di ricerca italiani, Alcatel Lucent impiega oggi un migliaio di ricercatori e sviluppatori. Non è chiaro quali sono le intenzioni del gruppo nel nostro Paese, dopo l'annuncio di voler ridurre l'area di R&D. Complessivamente, contando anche i settori di produzione, sono più di 2000.
CAMPANIA
BTP Tecno
Numero di lavoratori: 250
Lavoratori a rischio: 0
VERTENZA CHIUSA
CAMPANIA
CENTRO SVILUPPO MATERIALI
Numero di lavoratori: 300
Lavoratori a rischio: 40
La vertenza del Centro Sviluppo Materiali sembra essere finita, o almeno, le prospettive sono abbastanza rosee. Dopo un periodo di crisi, per cui alcuni dipendenti erano entrati in cassa integrazione, l'azienda è riuscita ad assumere nuove commesse, riprendendo così a lavorare in pieno ritmo. Nel frattempo alcuni lavoratori erano usciti, agganciandosi con la mobilità alla pensione, così che ad oggi non si contano esuberi. Oggi il Centro Sviluppo Materiali impiega circa 300 persone, a Pomezia, Terni e in altri centri sparsi per l'Italia, dalla Sardegna a Bergamo.
CAMPANIA
FINCANTIERI
Numero di lavoratori: 9200
Lavoratori a rischio: 3670
Il drastico piano di riduzione del personale annunciato prima dell’estate sembrava essere stato stato ritirato, ma nel dicembre 2011 l'azienda ha annunciato, a causa del crollo delle commesse, l'apertura di una procedura di cassa integrazione per 3670 dipendenti, pari al 40% dell'organico totale. Tra gli stabilimenti colpiti maggioramenti ci sarebbero Sestri Levante e Castellamare di Stabia
CAMPANIA
FIREMA
Numero di lavoratori: 600
Lavoratori a rischio: 600
Azienda attiva nella costruzione di convogli ferroviari per il trasporto locale, in amministrazione straordinaria. Nello stabilimento di Tito Scalo, in provincia di Potenza, un centinaio di dipendenti hanno ottenuto a settembre 2011 il rinnovo della cassa integrazione, scaduta a luglio, concessa nei mesi precedenti anche ai 500 dipendenti impiegati a Caserta. Come nel caso di Irisbus, il drastico calo della produzione è dovuto al taglio agli enti locali. Tra le ipotesi al vaglio l’interessamento di Ansaldo.
CAMPANIA
FORMENTI SELECO
Numero di lavoratori: 300
Lavoratori a rischio: 300
Il tavolo al ministero dello Sviluppo Economico si è riunito il 9 gennaio 2012. L'accordo di programma cui fa riferimento la vertenza è di sette anni fa, ma è stato rimodellato più volte. Nell'ultimo incontro è stato ratificato l'ingresso di nuove società, presentate lo scorso ottobre alle organizzazioni sindacali. Le società subentrate convertirebbero la produzione nel campo alimentare e biomedicale.Ora bisogna attendere venga completato l'iter autorizzativo da parte delle banche. L'obiettivo dell'accordo è comunque che tutti gli ex dipendenti siano assunti dalle nuove società, con la prospettiva di arrivare ad ampliare il bisogno occupazionale.
CAMPANIA
ILMAS
Numero di lavoratori: 350
Lavoratori a rischio: 200
Dopo due anni di amministrazione straordinaria, l'azienda è stata venduta nella primavera 2011 alla Adler, il cui piano prevede la riassunzione durante il primo anno di 50 dei 166 dipendenti dello stabilimento di Acerra e 80 dei 147 dei siti piemontesi. Nei prossimi due anni saranno assorbiti altri 85 lavoratori, 50 dello stabilimento campano e 35 delle sedi di Rivoli e Orbassano, garantendo l'impiego di 215 dipendenti
CAMPANIA
IRISBUS
Numero di lavoratori: 1.500
Lavoratori a rischio: 1.500
La vertenza coinvolge i 700 dipendenti dello stabilimento di Grottaminarda in crisi da quanto la decisione di Fiat Iveco, proprietaria, di uscire dall’attività. Irisbus si occupa della produzione di autobus per il trasporto pubblico, entrata in crisi con il drastico taglio agli enti locali, non più in grado di sostenere i costi per il rinnovo del parco veicoli, malgrado registrino un tasso medio di vecchiaia del 12% contro la media europea del 7. Tra le ipotesi al vaglio anche la cessione dello stabilimento al gruppo Dr, in grado però di riassorbire solo una parte dei dipendenti. L’esito della vertenza interessa anche gli oltre 800 lavoratori impiegati nell’indotto.
CAMPANIA
JABIL Circuit
Numero di lavoratori: 1.350
Lavoratori a rischio: 350
Nel 2010 la Jabil, multinazionale statunitense, ha riacquisito il 100% dell’azienda italiana che aveva ceduto solo otto mesi prima alla Competence. Nella breve parentesti di gestione Competence l’azienda aveva creato un buco di 70 milioni di euro di debiti, che la Jabil, rientrando, si è impegnata a saldare. Nel piano industriale presentato poche settimane fa al ministero dello sviluppo la Jabil Italia prevede la chiusura dello stabilimento di Cassina De Pecchi, che impiega oggi 325 lavoratori, e di quello di Bergamo, con 30 dipendenti. Rimarrebbe solo lo stabilimento di Marcianise, dove lavorano 800 persone. Alla proposta si è alzato il muro delle organizzazioni sindacali, che stanno presidiando in modo permanente lo stabilimento in provincia di Milano. Non essendoci alcuna disponibilità all’apertura da parte dei referenti italiani della Jabil, il ministero dello sviluppo ha scritto una lettera direttamente ai vertici del management statunitense, chiedendo di rivedere il piano e mantenere lo stabilimento di Cassina De Pecchi, dove ora metà dei dipendenti è già in cassa integrazione a rotazione.
CAMPANIA
Polo tessile di AIROLA
Numero di lavoratori: 400
Lavoratori a rischio: 400
La vertenza del polo tessile di Airola coinvolge principlamente i 400 lavoratori della Benefil e della Tessival, aziende insediatesi con il contratto di area del 1999. Ora, con gli ammortizzatori sociali prossimi alla scadenza, all'orizzonte c'è il rinnovo della acssa integrazione o il licenziamento. Sempre più difficile la strada della reindustrializzazione.
CAMPANIA
SELFIN
Numero di lavoratori: 140
Lavoratori a rischio: 73
La lunghissima vertenza della ex Selfin, società specializzata nello sviluppo software con importanti commesse per Ibm, è rimasta a lungo bloccata, lasciando incerto il destino dei 130 lavoratori. Circa 60 di questi sono stati rilevati dal gruppo Gpi di Trento. Per i restanti 73 la cassa integrazione scade a maggio 2012, dopodichè è prevista la mobilità. Una decina di loro, lavoratori altamente professionalizzati tra cui molti ingegneri, hanno già dato la loro disponibilità ad essere reimpiegati nei call center del gruppo GPI.
EMILIA ROMAGNA
AGILE ex Eutelia
Numero di lavoratori: 1.900
Lavoratori a rischio: 1.500
Sembrava non esserci via di uscita per i 2000 lavoratori Agile ex Eutelia, da diversi anni in cassa integrazione. A gennaio 2012 è stato però sottoscritto un accordo al ministero dello Sviluppo Economico che sancisce il passaggio dei lavoratori a TBS Group. Il piano prevede la riassunzione di 220 lavoratori nel 2012,di cui 13 a tempo indeterminato, 258 nel 2013 (a condizione che sia stato conseguito un fatturato minimo di 14,4 milioni di euro relativo all'area IT di Agile e che i pagamenti dei clienti non superino in media i 180 giorni) e nel e 358 nel 2014 (a condizione che sia stato conseguito un fatturato di 18,7 milioni di euro). L'accordo è ora al vaglio dei lavoratori che hanno l'ultima parola sul via libera definitivo.
EMILIA ROMAGNA
GOLDEN LADY - O M S A
Numero di lavoratori: 3.500
Lavoratori a rischio: 350
Sono due i tavoli aperti presso il ministero dello sviluppo economico. Uno riguarda la Omsa di Faenza, dove le 350 dipendenti sono ora in cassa integrazione (in scadenza a maggio 2012) a cui seguirà la mobilità per via della chiusura dello stabilimento. L’azienda ha annunciato la chisura anche delo stabilimento di Gissi, in provincia di Chieti, dove erano impiegati 382 lavoratori.Sul tavolo c’è una possibile riconversione degli impianti. Intanto la produzione è stata spostata in Serbia.
EMILIA ROMAGNA
MARIELLA BURANI
Numero di lavoratori: 1.500
Lavoratori a rischio: 1.200
Mariella Burani occupa in Italia quasi 2000 dipendenti. Da due anni il "Fashion Group", ovvero la società capogruppo di tutti i brand che sottostanno a Mariella Burani, è in amministrazione straordinaria. Il fashion group occupava circa 200 persone, ci cui ottanta sono da tempo in cassa integrazione ordinaria a rotazione. I dipendenti e le organizzazioni sindacali sono in attesa che il commissario si pronunci sul bando di vendita della società. E' forte l'ipotesi che per rendere più appetibile l'acquisizione possano essere cedute nello stesso bando anche altre società del gruppo, prime fra tutte la "Mariella Burani retail", ovvero i negozi del marchio. Le manifestazioni d'interesse, che secondo gli accordi dovranno essere prevalentemente industriali, e non finanziarie, dovrebbero arrivare entro fine mese. La cessione della capofila comporterà comunque conseguenze per tutti gli altri marchi, fra cui alcuni ancora in crescita, come Antichi Pellettieri. Dalla capogruppo dipende infatti la fluidità di cassa per tutte le altre società, la cui sorte è per questo incerta. Solo qualche mese fa "Fashion Network", una delle quaranta società del gruppo, ha chiesto l'amministrazione straordinaria. I dipendenti di tutto il gruppo Mariella Burani sono concentrati principalmente in Emilia Romagna e Lombardia, oltre ai negozi in tutte le principali città italiane.
EMILIA ROMAGNA
NUOVA PANSAC
Numero di lavoratori: 850
Lavoratori a rischio: 400
La Nuova Pansac è una delle aziende leader del settore chimico in Italia. Negli ultimi anni è stata al centro di una complessa procedura fallimentare seguita all’amministrazione di Fabrizio Lori. L’azienda ha stabilimenti inl Veneto (Portogruaro, Mira e Marghera), in Emilia Romagna (Ravenna) e in Lombardia (Zingonia). Nello stabilimento di Marghera ci sono 25 dipendenti in cassa integrazione a rotazione su 100 che lavorano nello stabilimento. Lo stabilimento di Ravenna, pur funzionando ancora, nelle intenzioni del piano siglato al ministero dello sviluppo sarò presto chiuso. Il laboratorio chimico di Zingonia è attivo a metà e verrà chiuso. Nello stabilimento di Mira, con 10 linee in produzione su 50, sono 450 i dipendenti. Di questi 200 sono in cassa integrazione straordinaria a zero ore. I dipendenti di Portogruaro, più di un centinaio, sono gli unici che in blocco non stanno ricevendo da mesi lo stipendio, in un tentativo del commissario fallimentare di accellerare il processo di liquidazione.
EMILIA ROMAGNA
OERLIKON GRAZIANO
Numero di lavoratori: 2.300
Lavoratori a rischio: 1.200
Il gruppo, nel suo complesso, è uscito dalla crisi. A fine agosto è stato chiuso un accordo sindacale che ha approvato il ricorso alla cassa di solidarietà, e un piano di nuove assunzioni attraverso rapporti di lavoro interinale. E’ rimasta invece aperta la questione dello stabilimento di Cento (Ferrara) dove, essendo fallita ogni possibilità di reindustrializzazione, l’azienda ha ormai avviato una procedura di cessazione attività: per i 134 dipendenti rimasti non vi sono prospettive.
FRIULI VENEZIA GIULIA
CAFFARO (ex Snia)
Numero di lavoratori: 350
Lavoratori a rischio: 200
La Caffaro è entrata in amministrazione straordinaria un paio d'anni fa. In Italia aveva due stabilimenti, a Brescia e a Torviscosa, in provincia di Udine. Lo stabilimento di Brescia è stato acquisito dal gruppo Todisco, che ha rilevato il sito assumendo poco più di metà dei dipendenti, circa quaranta persone. Dopo un primo scontro con le organizzazioni sindacali si è arrivati infine a un piano condiviso che prevede investimenti per la ripresa d'attività nel sito. In questo momento le Organizzazioni sindacali stanno chiedendo insistentemente venga presentato, in presenza del ministero, il nuovo piano industriale, dal momento che dal giorno della cessione definitiva gli unici investimenti nell'area sono stati fatti per la manutenzione e non per l'innovazione degli impianti. Ai dipendenti rimasti esclusi dall'assunzione è stata offerta la mobilità volontaria o una proroga della cassa integrazione. Lo stabilimento di Torviscosa invece è stato ceduto, sempre a marzo, al gruppo Bertolini, che opera nel commercio di cloro. L'azienda si è impegnata a costruire nel sito un nuovo impianto a membrana, ad alta innovazione, grazie a una joint venture con Bracco e una società finanziaria. Sono stati assorbiti 140 dipendenti della Caffaro. Ne sono rimasti fuori 65, per cui la cassa integrazione straordinaria è in scadenza. Per l'attuazione del progetto di Bertolini si attende che venga messo al bando un terreno adiacente il vecchio stabilimento Caffaro, che ospiterà il nuovo impianto.
FRIULI VENEZIA GIULIA
ELECTROLUX
Numero di lavoratori: 7.000
Lavoratori a rischio: 900
La Electrolux sta ancora scontando un forte rallentamento della produzione dovuto alla crisi di mercato del settore. Nel marzo 2011 è stato firmato un accordo per le uscite da due degli stabilimenti: quello di Porcia, in provincia di Pordenone, e quello di Susegana, in provincia di Treviso. A fronte di circa 700 esuberi dichiarati, 220 lavoratori sono usciti dal piano di riorganizzazione con dimissioni incentivate e accompagnamento alla pensione passando per la mobilità. I restanti 500 impiegati sono in cassa integrazione straordinaria, che, essendo stata aperta nella primavera del 2011, finirà fra marzo e aprile del 2013. L’obiettivo dell’accordo monitorato dal ministero dello sviluppo è la formazione dei dipendenti per consentire il loro reimpiego anche in altre attività, viste le difficili condizioni del mercato degli elettrodomestici.
FRIULI VENEZIA GIULIA
IDEAL STANDARD
Numero di lavoratori: 1.750
Lavoratori a rischio: 500
In tutti gli stabilimenti della Ideal Standard a Brescia, Orcenico e Trichiana, i dipendenti sono in contratto di solidarietà scaduto a fine 2011. Nessuno dei lavoratori è stato licenziato. Non c’è ancora un accordo con le parti sociali sul futuro dell’azienda.
FRIULI VENEZIA GIULIA
LUCCHINI / SEVERSTAL
Numero di lavoratori: 2.800
Lavoratori a rischio: 500
La vicenda della Lucchini, dal marzo 2010 di completa proprietà della Severstal, è una storia unica nel panorama delle crisi italiane. Alexei Mordashov, rampante magnate russo alla guida della Severstal, e quindi padrone della Lucchini, ha dichiarato all’inizio dell’anno di voler uscire dall’Italia, ovvero chiudere gli stabilimenti e la produzione nella penisola poco dopo averne comprato gli asset. Sulla sede italiana grava infatti un debito da 700 milioni di euro, che impedisce l’accesso alla liquidità necessaria per comprare le materie prime e sviluppare la produzione. In un accordo firmato presso il tavolo aperto al Ministero dello sviluppo nel luglio di quest’anno, le banche si impegnavano a congelare il debito e a immettere nuova liquidità finanziaria nell’azienda a fronte della vendita di uno stabilimento e di alcune centrali idroelettriche in Francia. Per l’acquisizione dello stabilimento si era presentato un fondo, fondo Apollo, mentre alle centrali erano interessate delle società svizzere. Il governo francese ha però bloccato la vendita, facendo saltare il tavolo, perché voleva che stabilimento e centrali fossero venduti a una sola società. Poche settimane fa, alla conferma dell’interesse del fondo Apollo per entrambi gli asset in vendita, le banche hanno concordato con l’azienda un nuovo percorso di credito, che dovrà essere varato a breve dopo l’approvazione del tribunale. A quel punto la Lucchini/Severstal avrebbe la liquidità necessaria per riprendere la produzione a pieno ritmo. I più di 2000 lavoratori della società sono tutti al lavoro. Gli stipendi sono stati sempre pagati, ma l’azienda è esposta per oltre 110 milioni di euro verso le ditte che avevano degli appalti con la Lucchini. Inoltre, i lavoratori restano in fibrillazione, perché anche se con questo accordo l’azienda potrebbe riprendere a lavorare al massimo delle potenzialità (cosa che ora non avviene), la minaccia di Mordashov di lasciare l’Italia rimane sospesa. In crisi è soprattutto lo stabilimento di Piombino, cuore dell’azienda, con 2220 lavoratori e un indotto di migliaia di persone, fra lavoratori portuali e e piccole imprese del territorio. Lo stabilimento necessita infatti di importanti investimenti strutturali per poter lavorare a regime. In particolare l’altoforno andrà a fine campagna (ovvero non potrà più essere utilizzato) nel 2013. La mancanza di interesse nel provvedere alla ristrutturazione preoccupa così gli operai. Per questo il tavolo con il ministero, convocato a luglio l’ultima volta, resterà ancora aperto.
LAZIO
AGILE ex Eutelia
Numero di lavoratori: 1.900
Lavoratori a rischio: 1.500
Sembrava non esserci via di uscita per i 2000 lavoratori Agile ex Eutelia, da diversi anni in cassa integrazione. A gennaio 2012 è stato però sottoscritto un accordo al ministero dello Sviluppo Economico che sancisce il passaggio dei lavoratori a TBS Group. Il piano prevede la riassunzione di 220 lavoratori nel 2012,di cui 13 a tempo indeterminato, 258 nel 2013 (a condizione che sia stato conseguito un fatturato minimo di 14,4 milioni di euro relativo all'area IT di Agile e che i pagamenti dei clienti non superino in media i 180 giorni) e nel e 358 nel 2014 (a condizione che sia stato conseguito un fatturato di 18,7 milioni di euro). L'accordo è ora al vaglio dei lavoratori che hanno l'ultima parola sul via libera definitivo.
LAZIO
ALCATEL LUCENT
Numero di lavoratori: 2.200
Lavoratori a rischio: 150
In questo momento, in Italia, il problema del gruppo Alcatel-Lucent è relativo ai centri di ricerca e sviluppo. In tutto il mondo Alcatel ne conta 19, ma i dirigenti hanno annunciato una riduzione su scala globale a 9/10 centri di ricerca al massimo. In Italia se ne trovano cinque, a Vimercate, Genova, Rieti, Battipaglia e Bari. Il centro di ricerca di Bari, grazie a una trattativa sindacale, è stato ceduto dal primo novembre a Exteris, una società che si propone di sviluppare software di alta fascia. Dei 32 dipendenti del centro di Bari, alcuni hanno scelto di rimanere nel gruppo Alcatel spostandosi a Vimercate, altri sono passati alla nuova società. Il passaggio sta avvenendo sotto il monitoraggio del ministero dello sviluppo. Nonostante il piano industriale di Exteris sia valido, infatti, la riconversione avverrà in almeno tre anni, e la fase è molto delicata. Negli altri centri di ricerca italiani, Alcatel Lucent impiega oggi un migliaio di ricercatori e sviluppatori. Non è chiaro quali sono le intenzioni del gruppo nel nostro Paese, dopo l'annuncio di voler ridurre l'area di R&D. Complessivamente, contando anche i settori di produzione, sono più di 2000.
LAZIO
ALSTOM
Numero di lavoratori: 180
Lavoratori a rischio: 110
Il tavolo con il ministero dello sviluppo, dopo esser stato aperto per anni, ormai è chiuso, dal momento che nessuna delle possibilità individuate è stata ritenuta percorribile. I dipendenti, circa 150, sono ora al primo anno di cassa integrazione. Grazie a un accordo aziendale per due anni la società garantirà la differenza perché gli operai ricevano lo stipendio integrale. Dopodichè entreranno in mobilità. Alla Alstom, che produceva componenti per le ferrovie, lavoravano maestranze altamente specializzate: gli ex dipendenti, tutti abbastanza giovani, una volta usciti hanno dato spesso avvio a piccole imprese artigiane.
LAZIO
CENTRO SVILUPPO MATERIALI
Numero di lavoratori: 300
Lavoratori a rischio: 40
La vertenza del Centro Sviluppo Materiali sembra essere finita, o almeno, le prospettive sono abbastanza rosee. Dopo un periodo di crisi, per cui alcuni dipendenti erano entrati in cassa integrazione, l'azienda è riuscita ad assumere nuove commesse, riprendendo così a lavorare in pieno ritmo. Nel frattempo alcuni lavoratori erano usciti, agganciandosi con la mobilità alla pensione, così che ad oggi non si contano esuberi. Oggi il Centro Sviluppo Materiali impiega circa 300 persone, a Pomezia, Terni e in altri centri sparsi per l'Italia, dalla Sardegna a Bergamo.
LAZIO
CINECITTA'
Numero di lavoratori: 140
Lavoratori a rischio: 0
Il tavolo di crisi col ministero dello sviluppo, per Cinecittà, è stato di fatto superato. In questo momento le organizzazioni sindacali sono in attesa di un incontro con il ministro e il direttore generale del ministero della cultura perché venga confermato l’accordo siglato con le parti sociali. Per 90 lavoratori è prevista la riassunzione nella nuova srl con il mantenimento delle qualifiche professionali e dell’esperienza costruita negli anni. I settori sono principalmente quelli dell’archivistica, della promozione e della documentaristica. I restanti venti dipendenti di Cinecittà saranno invece assorbiti all’interno del ministero.
LAZIO
CORDEN PHARMA (ex Bristol)
Numero di lavoratori: 1.500
Lavoratori a rischio: 100
La crisi investe due stabilimenti. Uno a Caponago in Lombardia, l’altro a Latina, rilevato lo scorso anno dalla Bristol. Nel primo caso, dove le difficoltà sono cominicate a seguito della perdita di una commessa importante che rappresentava quasi metà dle fatturato, sono 182 i dipendenti, poco meno della metà del totale, attualmente in cassa integrazione. Stessa condizione per 297 dipendenti dello stabilimento di Latina, su un totale di 790
LAZIO
EVOTAPE
Numero di lavoratori: 280
Lavoratori a rischio: 280
E’ a rischio il destino dei 280 lavoratori dell’azienda (divisi nei due stabilimenti situati in Piemonte e in Lazio). Nel dicembre 2010 la messa in liquidazione, poi le prospettive di rilancio con la costituzione della società evolution 131 che aveva ottenuto finanziamenti dal Fondo Monetario Internazionale per il rilancio del sito. Ad oggi però , malgrado le promesse, il sito non è ancora tornato operativo.
LAZIO
IDEAL STANDARD
Numero di lavoratori: 1.750
Lavoratori a rischio: 500
In tutti gli stabilimenti della Ideal Standard a Brescia, Orcenico e Trichiana, i dipendenti sono in contratto di solidarietà scaduto a fine 2011. Nessuno dei lavoratori è stato licenziato. Non c’è ancora un accordo con le parti sociali sul futuro dell’azienda.
LAZIO
LIGHTING ITALIA
Numero di lavoratori: 54
Lavoratori a rischio: 54
La Lighting è una società francese. Il tavolo con il ministero dello sviluppo si è riunito una sola volta a maggio per verificare se ci fossero le condizioni di impedire il fallimento e trovare imprenditori del settore intenzionati a comprare lo stabilimento. Nel frattempo però il giudice francese ha dichiarato la liquidazione. Ormai per i 54 lavoratori rimasti la causa è passata al ministero del lavoro.
LAZIO
NEXANS
Numero di lavoratori: 350
Lavoratori a rischio: 180
In azienda resta un nucleo di 50 dipendenti a cui a marzo scadrà la cassa integrazione straordinaria, dopodiché scatterà la mobilità. La vertenza è stata a lungo al centro dell’attenzione mediatica anche perché lo stabilimento occupa un'area molto estesa di circa 40 ettari
LAZIO
SCHNEIDER ELECTRIC
Numero di lavoratori: 450
Lavoratori a rischio: 30
Con 2800 dipendenti in tutta Italia, la Schneider Electric è sempre al centro dell’attenzione del mondo del lavoro. L’azienda va bene, ma nello stabilimento di Rieti più di 180 dipendenti restano a turno a casa in cassa integrazione, per due giorni alla settimana. Le parti sociali sono in attesa di un piano per lo sviluppo.
LAZIO
TELEPERFORMANCE
Numero di lavoratori: 3.000
Lavoratori a rischio: 900
Per quasi 900 dipendenti, divisi sugli stabilimenti di Roma e Taranto, a inizio 2012 è stata prorogata per un altro anno la cassa integrazione. Oggi una parte di loro lavora a rotazione, altri sono invece in train on the job (ovvero seguono percorsi di formazione specializzata) con una cassa integrazione a zero ore. Le prospettive non sono rosee, dal momento che da tempo l’azienda non riesce ad aggiudicarsi commesse per grandi numeri.
LAZIO
TRIBUTI ITALIA
Numero di lavoratori: 700
Lavoratori a rischio: 700
L’azienda è in vendita. Le parti sociali stanno aspettando di essere convocate dal commissario incaricato di trovare un acquirente per la società. Si sono presentate società interessate, ma ancora non si ha alcuna certezza. Su 500 dipendenti, solo 50 stanno lavorando. Gli altri sono in cassa integrazione, in attesa di una proroga.
LAZIO
VIDEOCON
Numero di lavoratori: 1.350
Lavoratori a rischio: 850
Una delle maggiori fabbriche delle provincia di Roma, attiva storicamente nella produzione di televisori e ferma ormai dal 2008. Nel 2005 era subentrata la multinazionale indiana Videocon che aveva cercato di rilanciare il sito per la produzione di schermi al plasma e condizionatori. Un progetto poi tramontato e che ha portato alla cessazione dell’attività. Sono in corso trattative con la Regione e il Ministero dello Sviluppo Economico e ad oggi l'unica prospettva di rilancio del sito è rappresentata da un'azienda slovacco-canadese del settore delle energie rinnovabili. i 1300 lavoratori sono in cassa integrazione in deroga e su alcuni di loro, oltre 130, pende anche una condanna in primo grado al pagamento di 3750 euro per aver occupato illegalmente l’autostrada a1 nell’ottobre del 2009 per protestare contro la chiusura dell’azienda.
LIGURIA
ALCATEL LUCENT
Numero di lavoratori: 2.200
Lavoratori a rischio: 150
In questo momento, in Italia, il problema del gruppo Alcatel-Lucent è relativo ai centri di ricerca e sviluppo. In tutto il mondo Alcatel ne conta 19, ma i dirigenti hanno annunciato una riduzione su scala globale a 9/10 centri di ricerca al massimo. In Italia se ne trovano cinque, a Vimercate, Genova, Rieti, Battipaglia e Bari. Il centro di ricerca di Bari, grazie a una trattativa sindacale, è stato ceduto dal primo novembre a Exteris, una società che si propone di sviluppare software di alta fascia. Dei 32 dipendenti del centro di Bari, alcuni hanno scelto di rimanere nel gruppo Alcatel spostandosi a Vimercate, altri sono passati alla nuova società. Il passaggio sta avvenendo sotto il monitoraggio del ministero dello sviluppo. Nonostante il piano industriale di Exteris sia valido, infatti, la riconversione avverrà in almeno tre anni, e la fase è molto delicata. Negli altri centri di ricerca italiani, Alcatel Lucent impiega oggi un migliaio di ricercatori e sviluppatori. Non è chiaro quali sono le intenzioni del gruppo nel nostro Paese, dopo l'annuncio di voler ridurre l'area di R&D. Complessivamente, contando anche i settori di produzione, sono più di 2000.
LIGURIA
FERRANIA
Numero di lavoratori: 400
Lavoratori a rischio: 300
La storica azienda produttrice di materiale fotografico oggi è divisa in due. Ferrania technologies, che ha ereditato quello che resta della produzione originale dell’impresa, ora ha 300 dipendenti tutti in cassa integrazione straordinaria (in scadenza a novembre 2012). Ferrania Solis, nata nel 2011, impiega invece 80 dipendenti, si occupa di assemblaggio e produzione di pannelli fotovoltaici e rappresenta la speranza di rilancio per il sito ligure. Intanto il presidente della regione Burlando ha lanciato l’ipotesi della creazione nell’area di un nuovo polo dell’eolico, con il possibile investimento, tutto ancora da verificare, da parte di imprese italiane e straniere.
LIGURIA
FINCANTIERI
Numero di lavoratori: 9200
Lavoratori a rischio: 3670
Il drastico piano di riduzione del personale annunciato prima dell’estate sembrava essere stato stato ritirato, ma nel dicembre 2011 l'azienda ha annunciato, a causa del crollo delle commesse, l'apertura di una procedura di cassa integrazione per 3670 dipendenti, pari al 40% dell'organico totale. Tra gli stabilimenti colpiti maggioramenti ci sarebbero Sestri Levante e Castellamare di Stabia
LIGURIA
TI AUTOMOTIVE GROUP
Numero di lavoratori: 300
Lavoratori a rischio: 50
L'accordo di programma è stato firmato al ministero dello Sviluppo Economico nel febbraio 2011. Ora ci sono 50 persone in cassa integrazione a zero ore, su un organico di 270 persone al momento dell'accordo. Nel frattempo una decina di dipendenti è entrata in mobilità e un reparto è stato spostato a Brindisi. Il reparto di System lavora al 100%. Tutti gli investimenti prospettati nell'accordo di programma sono stati effettuati. Con i macchinari nuovi, ora l'azienda spera di poter contare su una ripresa del mercato. Per quanto riguarda la produzione del tubo, la produzione tiene: con stabilimenti in Germania, Francia e Italia la Ti Automotive esporta in tutto il mondo. Per il System invece è più difficile: il committente unico è Fiat. La produzione si potrebbe però ampliare producendo i sistemi anche per i tubi prodotti da Fiat in Polonia e Turchia.
LIGURIA
TRIBUTI ITALIA
Numero di lavoratori: 700
Lavoratori a rischio: 700
L’azienda è in vendita. Le parti sociali stanno aspettando di essere convocate dal commissario incaricato di trovare un acquirente per la società. Si sono presentate società interessate, ma ancora non si ha alcuna certezza. Su 500 dipendenti, solo 50 stanno lavorando. Gli altri sono in cassa integrazione, in attesa di una proroga.
LOMBARDIA
AGILE ex Eutelia

Sembrava non esserci via di uscita per i 2000 lavoratori Agile ex Eutelia, da diversi anni in cassa integrazione. A gennaio 2012 è stato però sottoscritto un accordo al ministero dello Sviluppo Economico che sancisce il passaggio dei lavoratori a TBS Group. Il piano prevede la riassunzione di 220 lavoratori nel 2012,di cui 13 a tempo indeterminato, 258 nel 2013 (a condizione che sia stato conseguito un fatturato minimo di 14,4 milioni di euro relativo all'area IT di Agile e che i pagamenti dei clienti non superino in media i 180 giorni) e nel e 358 nel 2014 (a condizione che sia stato conseguito un fatturato di 18,7 milioni di euro). L'accordo è ora al vaglio dei lavoratori che hanno l'ultima parola sul via libera definitivo. Numero di lavoratori: 1.900 Lavoratori a rischio: 1.500

Asus ZenFone 4 MAx

Lo Asus ZenFone 4 Max è uno smartfone dalle linee estetiche normali, che non aggiungono nulla di nuovo a ciò che già abbiamo visto tutti in...